Descrizione
Il massiccio Taburno-Camposauro fa parte dell’Appennino Campano. Sito ad Ovest di Benevento, da cui dista pochi chilometri e nella cui provincia ricade interamente, culmina nel Monte Taburno (m 1394), Camposauro (m. 1388) e Pentime (m 1170). Il loro profilo visto dalla città ricorda quello di una donna sdraiata, da cui l’appellativo “Dormiente del Sannio” dato al massiccio.
Il massiccio è delimitato dalla Valle del Calore a Nord, ossia la Valle Telesina (che lo separa dal Matese), e dalla Valle Caudina a Sud (che lo separa dal Partenio); ad Est ed Ovest due corsi d’acqua minori, lo Ienga e l’Isclero, scorrono attraverso le colline che digradano dolcemente dal massiccio.
L’area del Taburno-Camposauro è sede della Comunità Montana Taburno. Quest’ultima comprende parte dei territori comunali di Bonea, Bucciano, Cautano, Frasso Telesino, Moiano, Sant’ Agata dei Goti, Solopaca, Tocco Caudio, Vitulano, con una superficie territoriale complessiva di 23867 ha di cui 14765 montani. La popolazione totale dei dieci comuni è di 33051 abitanti (dati ISTAT 1981).
Flora
I dati più recenti sulla vegetazione del Taburno – Camposauro risalgono al 1985 (Carta faunistica regionale) in cui sono citati pure lavori precedenti (1964).
La vegetazione della parte bassa del Taburno è costituita principalmente da roverella, che si presenta con popolamenti piuttosto radi e con individui che non superano i 4 – 5 metri. Si tratta di piante soggette a tagli periodici (cedui) o di convivenza con l’olivo negli oliveti sopra S. Agata, Bonea e Montesarchio. Più in alto sino a 600 – 700 metri, per le migliori condizioni edafiche e di umidità, si raccoglie una più ricca vegetazione fatta in prevalenza di frassino, carpino, acero, oltre alla stessa roverella. Nella Piana di Prata restano i residui di una cerreta che doveva essere in passato ben più estesa. Cedui di castagno si incontrano lungo le strade Montesarchio – Albergo delTaburno e Solopaca – Camposauro intorno a quota 800 metri; si tratta di popolamenti degradati per l’attacco di parassiti. Il leccio si trova accantonato sulle balze calcaree ad altitudini diverse anche sino a 1000 – 1100 metri. Al di sopra dei 900 metri è il faggio che domina incontrastato, costituendo, nella foresta demaniale del Taburno, dei lembi pregiati con alberi dai tronchi dritti e maestosi. Qui si trovano pure degli abeti bianchi, introdotti nella zona intorno al 1846 per ordine dei Borboni, ed attualmente in fase di regresso a vantaggio del faggio, per l’attacco sia dei coleotteri Bostrichidi, sia dei funghi del genere Fomes. Le faggete del Camposauro, di proprietà comunale, mostrano le tracce di tagli intensi ed indiscriminati operati in buona parte nel corso dell’ultimo conflitto e sopportano le conseguenze del pascolo eccessivo nel bosco. In questa zona troviamo pure la maggiore presenza di agrifoglio, spesso sfruttato in maniera irrispettosa durante il periodo natalizio.
Fauna selvatica
La situazione attuale della fauna del massiccio Taburno-Camposauro è poco nota, se si esclude il censimento ornitologico degli anni 1983-87. Non risultano segnalazioni di specie rare e particolarmente minacciate, probabilmente perché già estinte a causa dell’elevata pressione antropica a cui è soggetto il massiccio.
Sono tuttavia presenti una colonia di corvo imperiale, diverse specie di uccelli rapaci (boschi di alta quota, rupi), i picchi (alberi vecchi), piccoli passeriformi e piccoli mammiferi.
La mancanza di corsi d’acqua determina l’assenza di ecosistemi molto ricchi di specie; nonostante ciò il massiccio rappresenta la zona più ricca di specie della provincia di Benevento, grazie alla varietà di ambienti che si incontrano (dai campi coltivati alle rupi, dal bosco di faggio, al ceduo, alle siepi ed alle macchie di roverella).
Geologia
Il massiccio è costituito da due blocchi calcarei separati dalla depressione tettonica di Piana di Prata. La loro origine, avvenuta nell’età mesozoica, è dovuta alla compressione ed al sollevamento delle formazioni che hanno dato origine alla catena alpina e che ancora 200 milioni di anni fa erano sommerse dal mare. A testimonianza di ciò si rilevano un po’ dappertutto sul massiccio resti di affioramenti fossiliferi (rudistacee etc.) spesso visibili in sezione anche nei marmi estratti nel massiccio. A tal proposito conviene ricordare i pregiati marmi di Vitulano che per la diversa colorazione del cementotrasparente e rossastro, per i riempimenti alabastrini e per le infiltrazioni di ossidi diferro e manganese, hanno caratterizzato le molteplici varietà dei marmi, ieri molto ricercati e sfruttati, oggi non più estratti per uso rivestimento soprattutto a causa della loro particolare fragilità.
Alla base del massiccio sono presenti argille, arenarie e numerosi massi calcarei; sui più ripidi versanti meridionali si trovano anche brecce costituite dai detriti di falda, abbondanti per la proprietà della roccia calcarea di essere facilmente fratturabile. Materiale piroclastico proveniente dai vulcani flegrei di Roccamonfina e del Vesuvio si presenta sotto forma di tufi e partecipa largamente alla formazione del terreno nel massiccio.
Interessanti esempi di carsismo sono il Campo di Cepino, il Campo di Trellica ed il Campo alla base di Camposauro: sono tre conche chiuse dotate di inghiottitoi o pseudodoline ed in cui sovente l’acqua ristagna fino all’inizio dell’estate.
Agricoltura e zootecnia
Nei 17 comuni che gravitano nel comprensorio Taburno-Camposauro la superficie agraria totale è di 27839 ha, mentre la superficie agraria utilizzata (S.A.U.) è di 17947 ha. La differenza tra superficie agraria totale e superficie agraria utilizzata è di circa 9892 ha (35.6%): si tratta sicuramente di costruzioni, stradine ed altri servizi agricoli, ciglioni, ruscelli, boschetti e pezzi di montagna che costituiscono lembi preziosi per l’equilibrio ambientale. Dai dati ISTAT 1992 emerge un forte frazionamento fondiario: infatti, il rapporto tra superficie agricola totale e numero di aziende è pari a 1.88 ha/azienda. Ciò si riflette anche nel rapporto del numero di aziende della zona rispetto a quelle della provincia (28%) a fronte della superficie agricola totale della zona considerata rispetto a quella provinciale (21.7%). La maggior parte delle piccole aziende sopravvivono grazie a svariate forme di integrazione del reddito familiare agricolo (pensioni, bracciantato, attività nel terziario) e producono sostanzialmente per l’autoconsumo. Le aziende più grandi sono sottodimensionate rispetto alle unità lavorative impiegate e non consentono comunque il raggiungimento di un livello di reddito autonomo adeguato alle unità agricole effettivamente impiegate. Negli ultimi decenni si è verificato un lento ma costante processo di ricomposizione fondiaria, tuttavia la ancora elevata frammentazione, dovuta a motivi storici, non lascia ipotizzare diverse e più produttive forme di organizzazione aziendale. Dai dati considerati si desume che nella maggior parte delle aziende, la loro conduzione rappresenta l’unica fonte di lavoro per i rispettivi conduttori e si presume che questa situazione perdurerà per le difficoltà a spostarsi in altri settori produttivi.
Vini di qualità
La maggior parte dei territori dei 17 comuni considerati è compresa nei Disciplinari delle due D.O.C. sannite: il Disciplinare D.O.C. “Taburno” comprende gli interi territori di Apollosa, Campoli M.T., Castelpoto, Foglianise, Torrecuso e parte dei territori di Cautano, Montesarchio, Tocco Caudio e Vitulano; nel Disciplinare D.O.C. “Solopaca” è compreso il comune omonimo insieme a parte dei territori di Frasso T. e Melizzano. Infine sono in corso di ottenimento della D.O.C. i vini di S. Agata dei Goti, la Falanghina di Solopaca ed altri vini bianchi e rossi (come Greco, Code di Volpe, Falanghina, ecc.) ricadenti nel medesimo territorio del disciplinare “Taburno”. Attualmente oltre le due cantine sociali di Solopaca e di Foglianise sono ben poche le aziende che producono vini qualificati, benché il 64% delle aziende del Taburno sia interessato alla vitivinicoltura con un investimento medio pari al 25% dell’intera S.A.U. del Taburno-Camposauro.
Olio di oliva di qualità
La superficie destinata a coltura olivicola è pari al 18% dell’intera S.A.U. dei 17 comuni, interessando il 72% delle aziende, e la produzione di olio di oliva è pari al 34% dell’intera produzione provinciale. In questo territorio sono dislocati 47 frantoi di cui 34 tradizionali che offrono un prodotto dalle caratteristiche organolettiche superiori.
Bovini
Le aziende che allevano bovini sono il 13% del totale con un carico di 3.6 capi per azienda, contro una media provinciale del 19% ed un carico di 8 capi per azienda.
Questi dati sono in continua mutazione a causa degli ultimi provvedimenti C.E.E. (quote del latte, etc.) ma è possibile ipotizzare uno sviluppo delle qualità del latte, dei formaggi e soprattutto delle carni, sia per la richiesta locale di prodotti genuini, sia per la non sempre garantita sicurezza alimentare delle carni importate.
Ovini
Le aziende con presenza di ovini sono circa il 2.5% del totale con un carico di 33 capi per azienda, contro la media provinciale di 14. In parecchi comuni tale rapporto si avvicina a 100 denotando la presenza di greggi.
Suini
Le aziende con presenza di suini sono il 22% del totale con un carico di 6.3 capi per azienda, simile al rapporto provinciale di 3.4. Tuttavia mentre Castelpoto ed Apollosa raggiungono i massimi rapporti di capi per azienda (12 e 84, rispettivamente) che derivano dalla presenza di allevamenti industriali, nei restanti comuni questo numero si abbassa ad 1.5, dato che denota una produzione per autoconsumo.
Altre produzioni
Nella zona esistono altre produzioni meritevoli di un censimento varietale e conseguente valorizzazione: mela annurca (zona di S.Agata dei Goti); pere, susine e fichi con diverse varietà e con tempi di maturazione che coprono l’intero arco dell’anno; ciliege (zona a ridosso del Calore); frutta secca ed a maturazione ritardata (merita menzione la varietà denominata Noce di Benevento); ortaggi, legumi e cereali (significative porzioni del territorio tra la Valle Caudina e la piana beneventana).
Principali cause di degrado
Per le sue dimensioni non estese (circa 15000 ha) e l’elevata pressione antropica (17 centri abitati sedi comunali) e, purtroppo, gli attacchi più o meno illegittimi, la natura del massiccio si presenta piuttosto degradata. Pur essendo il territorio di tali Comuni soggetto al vincolo paesaggistico (i cosiddetti “Galassini”), l’edilizia non è stata affatto bloccata; un’unica zona è chiusa alla caccia nei Comuni di Torrecuso, Foglianise, Paupisi; solo una parte dei boschi, certamente non vasta, è protetta dal taglio, essendo di proprietà regionale (ex ASFD): la foresta del Taburno. Altri problemi da non sottovalutare sono rappresentati dall’apertura di cave abusive, spesso di modeste dimensioni ma disseminate in tutto il massiccio, dall’abbandono di rifiuti in discariche non idonee, da frequenti incendi estivi, dal turismo motorizzato disordinato e invadente. A ciò si aggiungono sconsiderati interventi delle Amministrazioni locali, prima tra tutte la Comunità Montana Taburno, che non solo ha costruito recentemente orribili quanto inutili strade montane, ma ha anche altri devastanti progetti in cantiere, giustificati con gli enormi flussi di denaro che porteranno, se realizzati, solo un modesto e transitorio beneficio per le imprese edili locali.
Sviluppo eco-compatibile
Come in ogni Parco Naturale, lo sviluppo economico del massiccio dovrà essere incentrato su agricoltura, zootecnia e turismo. Notevoli sono le potenzialità del Taburno-Camposauro nel settore agro-zootecnico se gli operatori agricoli locali sceglieranno una strada diversa da quella tesa al raggiungimento della massima quantità di prodotto ottenibile e punteranno invece sulla qualità e sulla tipicità delle produzioni agricole. Poiché un secolare processo di adattamento e di selezionamento ha prodotto un patrimonio di varietà animali e vegetali, è necessario qualificare i prodotti locali (olio, latte, carni, formaggi, ecc.) o adeguarli ad un più alto standard qualitativo (i due Disciplinari D.O.C. per i vini) per soddisfare la domanda di prodotti genuini dell’utenza sia locale che turistica. Inoltre è importante incentivare gli agricoltori che adotteranno pratiche agronomiche rispettose per l’ambiente, quali ad esempio quelle dell’agricoltura biologica e degli allevamenti non industriali, che rappresentano un fattore di riequilibrio della fertilità naturale del terreno. In questo caso, per esempio, i pascoli andrebbero regolamentati ed andrebbe analizzata la qualità delle erbe.
Per quanto riguarda il turismo, la principale attrattiva è costituita dalla foresta demaniale del Taburno, che così è presa d’assalto, soprattutto nei mesi estivi, da comitive motorizzate per i loro chiassosi pic-nic. Anche la zona sommitale del Camposauro è meta affollata di turisti “scorretti”, che possono accedervi grazie alla presenza sulla vetta di ripetitori radio-televisivi e della relativa strada di servizio asfaltata.
Nella zona del massiccio, ma a quote relativamente basse, sono presenti anche numerosi santuari frequentati in occasione delle festività religiose.
Nei centri del comprensorio, infine, si organizzano sagre e manifestazioni, che pure richiamano il turismo; per esempio, la sagra del grano a Foglianise (16 agosto), la sagra del vino a Torrecuso (I fine settimana di settembre), la sagra dell’uva di Solopaca (II fine settimana di settembre).
Dove si trova
Modalità di accesso
verifica le condizioni meteorologiche prima della partenza, specialmente in inverno.
Orari di apertura
In auto:
Percorrendo l'autostrada le uscite più vicine al centro di Vitulano sono:
- Uscita Benevento | A16 Autostrada dei Due Mari A16 | Napoli-Canosa | 25,63 km dal centro
- Uscita Baiano | A16 Autostrada dei Due Mari A16 | Napoli-Canosa | 26,08 km dal centro
- Uscita Nola | A30 autostrada A30 | Caserta-Salerno | 29,54 km dal centro
Provenendo da strade ad alto scorrimento le uscite più vicine sono:
- Uscita Pietrelcina | RA 9 raccordo di Benevento | A16 Benevento-ss372 | 11,14 km dal centro
- Uscita Benevento Centro | RA 9 raccordo di Benevento | A16 Benevento-ss372 | 13,28 km dal centro
In treno:
- Stazione di Benevento è gestita da rfi (600s) e dista 10,86 km da Vitulano
- Stazione di Maddaloni inferiore è gestita da rfi (600s) e dista 27,35 km da Vitulano
In aereo:
- L'aeroporto più vicino a Vitulano è quello NAP - Aeroporto di Napoli-Capodichino IATA (NAP) situato a circa 45 km
Servizi presenti nel luogo
- Mountainbike
- Trekking
- Arrampicata
- Campeggio
- Bar
- Ristorante
- Parapendio
Contatti
Pagina aggiornata il 22/04/2024